La neve si scioglie, i prati verdeggiano, il sole riscalda un pomeriggio d’aprile. Sul muro di casa una lucertola immobile. Vado in cucina e preparo lo zaino. Poi chiamo il collega: -“Ci troviamo tra un’ora all’inizio della strada forestale.”- Un tratto in macchina, senza fatica. Un abete caduto, la strada ostruita. Zaini in spalla, continuiamo a piedi, saliamo attraverso il ripido bosco di conifere. Ognuno verso il proprio giaciglio: una tenda di fronde, costruita in estate, sotto un grosso abete vecchio e ramoso. Sprofondano i passi nella neve ormai fusa che sotto nasconde rami lisci e bagnati. Un piede sopra, scivolo e cado! Si apre lo zaino e parte la thermos, giù fino a sbattere contro il tronco di un larice. Scendo a prenderla. Bevo un sorso, chiudo meglio lo zaino e continuo a salire. Il sole tramonta, la rampa si spiana, poco lontano vedo il mio nascondiglio. La schiena sudata, gli scarponi bagnati, l’aria è fredda faccio presto a cambiarmi. Poi mi avvicino al mucchio di rami, sposto una fronda ed entro a carponi. Il terreno è asciutto. Srotolo il sacco a pelo e svuoto lo zaino, dispongo tutto a portata di mano… nessun rumore fino a domani. Appendo la torcia ad un ramo, m’infilo nel sacco e inzuppo il pane nel brodo fumante. Occhi selvaggi osservan nel buio, una luce insolita dietro le fronde. Spengo, mi sdraio. Qualcosa interrompe il silenzio.
È la Civetta nana, piccolo rapace notturno. La sento svolazzare tra i rami degli alberi. Poi si allontana e di nuovo il silenzio. Prendo il cellulare, un messaggio al collega e uno alla moglie, metto la sveglia e poi mi addormento.
Vibra il telefono, sono già le 4. Il muso gelato, dolori alle spalle, nel buio della notte rumori dall’alto… trattengo il fiato e immobile ascolto.
È il gallo cedrone! Un’altro risponde, finalmente respiro. Il canto è vivace, stessa strofa fino all’alba. Poi smettono e iniziano a cantare i tordi e i merli. Allora scendono dagli alberi mentre il giorno avanza sotto le chiome. Cantano ancora e sono pronti a combattere. Li vedo: code a ventaglio, piumaggio dipinto, le caruncole rosse, bellissimi! Si sfidano, svolazzano, si rincorrono e si beccano. Poi uno si allontana. Le femmine cantano poco, sottovoce, senza mettersi in mostra. Una la sento, vicina. Mi sposto come un bruco e sbircio tra le fronde. Non la vedo. Un battito d’ali. Mi hanno sentito! Sono già lontani. Esco dal sacco, i vestiti umidi e freddi, un sorso caldo e riaccendo il motore. Infilo gli scarponi e qualcosa si muove: un toporagno, col muso appuntito, s’infila nel buco da dov’era uscito. Chiudo lo zaino ed esco alla luce. Un raggio di sole mi accarezza il viso. La neve gelata sostiene i miei passi. Perlustro la zona e trovo molti escrementi, raccolgo una piuma… È di un maschio, forse di quello che prima le ha prese. Questa è l’arena del gallo cedrone, canti e battaglie per conquistare le femmine con le quali i più forti si accoppieranno. Accade ogni anno, per circa un mese, poi le galline coveranno le uova.

L’ AUDIORACCONTO
APPROFONDIMENTI
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Grazie Luca per aver approfondito le mie conoscenze attraverso la tua esperienza sul campo.